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Psicopatologia adolescenza

(sei un essere speciale ed io... andrò in cura per te)
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La terapia in adolescenza rappresenta un caso particolare di intervento psicologico, dove il paziente mostra livelli motivazionali fluttuanti e dove il particolare momento evolutivo gioca un ruolo spesso rilevante.

Come terapeuta mi propongo come "fornitrice d'aiuto", termine che non sempre viene però accettato o considerato come tale dall'adolescente, che spesso, anzi, mette in atto un atteggiamento di natura oppositiva, con aspetti comportamentali più o meno espliciti. Anche nei casi in cui la sofferenza sfocia in uno o più sintomi, l'adolescente mette in atto quello che gli viene naturale fare nella relazione con l'adulto : opporsi, negarsi, fingere.

È chiaro che tutto ciò è per me fonte preziosa di informazione sul funzionamento del ragazzo/a che ho di fronte, ma nella pratica clinica questi agiti si dimostrano spesso non chiari da rilevare e terreno fertile per collusioni ed incomprensioni. È, quindi, nelle prime battute della terapia chiesi gioca la possibilità di "compliance" o l'eventuale "drop out", e quindi spesso si hanno poche possibilità per ingaggiare l'adolescente che tenderà a sfuggire.

È solo attraverso una posizione distanziata e indipendente nei confronti dell'inviante, un atteggiamento di sincero coinvolgimento nel punto di vista dell'adolescente e il rendere il soggetto committente attivo di un proprio progetto di cambiamento che si può iniziare a costruire una reale relazione terapeutica.

Come? Non è possibile giungere ad un contratto di cambiamento fin tanto che il ragazzo/a ritiene che la fonte del suo disagio siano gli altri o le situazioni e non il suo modo di comportarsi. Per tale ragione è necessario innanzitutto avviare il primo colloquio chiedendo all'adolescente in difficoltà le motivazioni che l'hanno portato alla richiesta d'aiuto. Poi è fondamentale passare alla focalizzazione del problema; successivamente bisogna cercare di arrivare alla comprensione del problema per poi affrontare il difficile passaggio (per un adolescente) al dialogo interno, indispensabile alla consapevolizzazione dell'incidenza dei propri pensieri sul determinarsi degli Stati d'animo da cui è afflitto.

Dal dialogo interno è possibile, infine, condurre il soggetto alla definizione di che cosa intende real mente cambiare e quindi all'ultimo step che è rappresentato dalla negoziazione del cambiamento, in cui, appunto, si negozia la possibilità di individuare comportamenti nuovi e funzionali alla sua risoluzione.

Non escludo, ovviamente, dal setting i genitori, ai quali periodicamente do' delle "restituzioni" sull'andamento delle sedute con i figli, e dei consigli pratici su come affrontare determinate situazioni che possono risultare più problematiche.

Se necessario, contatto anche i referenti (presidi, coordinatori di classe ecc...) delle scuole frequentate dai ragazzi, per poter attuare al meglio interventi educativi e didattici più idonei e che risultino essere in sinergia con la terapia svolta con me.

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